Personal branding: progettare la propria identità visiva

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Il modo in cui ci presentiamo — non solo la prima volta, ma ogni giorno — è fondamentale per trasmettere in modo corretto chi siamo e come lavoriamo: dobbiamo curare il nostro personal branding e la nostra identità visiva.

Guai però a pensare che basti qualcosa di esteticamente accattivante, moderno o — peggio ancora — alla moda per avere un brand in grado di aiutarci davvero a comunicare in modo efficace.

Un’identità che dovrebbe far parte di un progetto di personal branding, il che evidenzia come i due siano concetti diversi – è innanzitutto progetto. Deve rispecchiare chi rappresenta e deve dunque essere una soluzione il più possibile su misura. Lontana, dunque, dalle mode del momento perché, come tutte le mode, queste sono destinate a passare e dunque a rendere ben presto obsoleto chi le seguiva. Lontana dai cliché, perché un cliché è ciò che di meno adatto ci sia per esprimere la nostra unicità. Insomma, per progettare un’identità visiva o un personal brand che siano efficaci bisogna rimboccarsi le maniche e studiare. Studiare cosa di preciso?

Studiare se stessi

Se stessi, innanzitutto. O la propria azienda, se non parliamo di freelance ma di realtà più strutturate. Studiare i propri prodotti e i propri servizi perché un’identità visiva o un brand non si riducono solo ad un logo. E nemmeno basta il biglietto da visita. Non entro, volutamente, nella diatriba tra chi ancora lo utilizza e lo ritiene importante — io sono tra quelli — e chi invece lo ritenga superato.

Resta che il biglietto da visita ancora oggi ha un ampio utilizzo. Ma, dicevamo, un’identità visiva non si ferma qui. Non basta nemmeno aggiungerci il sito web. Oppure icone e grafiche per le nostre presenze sui social media. Un’identità visiva è composta da tutti gli elementi di comunicazione che utilizziamo ogni giorno. Tutti, nessuno escluso, devono lavorare in modo dialogico perché l’unica comunicazione davvero efficace è la comunicazione coerente. Per essere chiari: ebbene sì, anche le presentazioni in PowerPoint sono parte integrante della nostra identità visiva. Cosa fare allora?

Conoscere il contesto

Abbiamo detto che bisogna studiare se stessi. In realtà è fondamentale conoscere, e bene, il contesto in cui lavoriamo e quali siano i nostri concorrenti. Il contesto è importante perché non ci muoviamo mai in ambienti astratti né ideali, ci muoviamo in situazioni ben concrete e reali. Ed è nel mondo reale che ci troviamo a dover comunicare, facendolo al meglio. Conoscere i concorrenti — quelli diretti, ma anche quelli indiretti — ci consente di sapere in che modo stiano comunicando, cosa stiano dicendo e con che strumenti lo stiano dicendo. Eviteremo così di seguire ciò che fan tutti, solo perché rappresenta il trend del momento. Eviteremo anche pericolose somiglianze che — anche quando involontarie — non contribuiscono di sicuro a differenziarci. Infine cerchiamo di capire quali siano i famosi touchpoints, cioè i punti in cui verremo in contatto con i nostri clienti, o potenziali tali.

Insomma, quali mezzi di comunicazione utilizzeremo più spesso, con più costanza o prima di altri? Sicuramente avremo bisogno di un sito web, visto che abbiamo detto che oggi è pressoché imprescindibile. Biglietti da visita? Forse sì. Sulla carta intestata fate voi. In alcuni settori è ancora un mezzo di comunicazione molto utilizzato, in altri si è ormai “dematerializzata” a favore di soluzioni digitali, dai PDF ai documenti Word, passando per Google Docs e soluzioni similari. Probabilmente stiamo già fantasticando da tempo sulla spettacolare campagna adv — social o tradizionale che sia — che accompagnerà il lancio di alcuni nostri prodotti o servizi. Insomma, i touchpoints sono molti e molteplici. È quindi fondamentale concentrarsi solo su quelli che realmente sfrutteremo. Inutile progettare qualcosa solo perché forse, più in là, potrebbe servirci.

Il tono di voce

Una volta che abbiamo ben chiaro il panorama in cui ci muoveremo o in cui ci stiamo già muovendo, è l’ora di rivolgere lo sguardo su di noi. La nostra identità visiva è come ci presenteremo agli altri, sempre. Rappresenta il tono di voce — seppur visivo, è vero — con cui decidiamo di comunicare. Deve dunque rispecchiare chi siamo realmente. Ecco allora che adottare soluzioni che in realtà non sono frutto né di studio né di progettazione non rappresenta certo la scelta migliore. Si corre il rischio di non comunicare davvero noi stessi, oppure di farlo in modo scorretto. Il nostro modo di comportarci, il nostro tono di voce fanno parte della nostra personalità. Non sarebbe normale che, di giorno in giorno, noi cambiassimo il nostro modo di agire. Nessuno ci riconoscerebbe più. E questo è un aspetto fondamentale anche per un’identità visiva e per un progetto di personal branding.

6 domande per creare la tua identità visiva

La nostra identità visiva deve dunque rispecchiarci ed essere coerente, nel tempo e nella diverse occasioni d’uso. Ecco alcune domande delle quali conoscere le risposte è un grande aiuto per progettare un’identità visiva efficace:

  • Perché? Cos’è che ci muove realmente, qual è lo scopo — al di là dell’aspetto economico — che sta alla base di ciò che facciamo?
  • Cosa? In cosa consiste il nostro brand? Cosa proponiamo, servizio o prodotto che sia?
  • Per chi? Siamo sicuri di conoscere davvero bene il pubblico cui ci rivolgiamo? Possiamo doverci presentare in modo molto diverso a seconda del pubblico cui abbiamo deciso di rivolgerci.
  • Come? Come abbiamo deciso di operare per distinguerci realmente dagli altri? In un mondo ormai pieno di commodity, non possiamo permetterci di venire visti come “uno dei tanti”. Dobbiamo distinguerci, dobbiamo avere un elemento di unicità.
  • Valori? Quali sono i principi, gli ideali che ci stanno davvero a cuore? Da loro dipenderà ciò che faremo, ma anche come lo faremo e, dunque, come lo comunicheremo.
  • Che tipi siamo? Ognuno ha una sua personalità. Ce l’abbiamo come singoli, ma anche come professionisti, come aziende. Conoscere i tratti della nostra personalità ci aiuta a comunicare al meglio.

Ricordati, personal branding e identità visiva vanno coltivati

A questo punto dovremmo avere un quadro abbastanza chiaro. Certo, ci manca ancora l’identità visiva, che poi era ciò che ci interessava… Giusto. Per un buon progetto però servono solide basi e questa analisi ha esattamente questo scopo: fornire una base per progettare un’identità visiva che non solo sia bella da vedersi — ovvio, un’identità visiva brutta non è di per sé il massimo — ma che sia anche solida ed efficace, in grado di aiutare davvero a comunicare al meglio se stessi e la propria professionalità.

Per concludere, un ultimo, importante suggerimento: un progetto di personal branding e un’identità visiva vanno coltivati. Non sono qualcosa che si può creare velocemente e poi non richiede più alcun impegno. Servono:

  • costanza: utilizziamo tutti gli elementi a disposizione
  • coerenza: il tono di voce deve sempre essere il nostro
  • adattamento: se contesto ed esigenze cambiano, adattiamoci senza stravolgere tutto.

Ecco, adesso davvero non resta che passare a progettare il nostro brand!

di Maurizio Piacenza, Communication designer

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